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Una Candid Camera e la Madeleine. Due fuochi d’ellisse tracciano il perimetro di questa storia.

La Candid Camera in questione ha come protagonista gli hot dog che vengono offerti agli ignari avventori che gustano con piacevolezza il loro boccone fino a quando il gestore del carretto non mostra loro le foto di una determinata razza canina, commutando istantaneamente le espressioni dallo stupore al ribrezzo.

L’episodio della Madeleine di Proust è celebre ma se vi sfugge potete ripassarlo anche dopo aver deglutito il personaggio di queste righe.

Malacopia_MeseTematico_Gusto_fave di cacao

Aromi Naturali

“Presto, sparecchia, non vorrai lasciargli pensare che abbiamo mangiato?”

L’invito sorridente della Nonna, ancora memore degli espedienti per sostentarsi quando la penuria di viveri era la regola, le rimase per sempre nel cuore. Totalmente differente dal suo frigo: vuoto per pigrizia, abitato da carote che non perdono lucentezza e da mozzarelle col tricolore in bella vista ma di dubbia provenienza, dato il bollino D in calce alla confezione.

Amara era la sua vita. Appassionata, continuava a succhiarla con quel pervasivo 70% autentico cacao dell’Ecuador di cui erano composte le ore dei suoi giorni.

“Nonna, è un ragazzo dolce” cercava di rassicurarla e arrossiva porgendole caffè e biscotti.

“Ma tu lo hai assaggiato?” e rideva rideva forte, mentre le mani tremavano delicatamente come tutte quelle volte che il telefono, suonando all’improvviso, suscitava in lei il moto del presagio di sventura.

Di ragazzi dolci ne aveva assaggiati tanti, fra quelli conosciuti sulla linea del 36 barrato e gli altri fra l’estate ed il volontariato. Dolci stomachevoli e appiccicosi, dolci da fiera, dolci rimasti troppo tempo in vetrina, dolci come le palline di naftalina.

“Cannella e latte con un retrogusto di stelle immerse nel pane”.

Nonno doveva essere davvero maestoso per avere una pelle di quella fragranza anche lavorando fra le stalle e la strada.

La voce elettronica la richiama all’ordine: “Necessaria Approvazione”. Cosa ne può sapere una macchina se ha davanti un minorenne che compra al supermercato un alcoolico o un maggiorenne che ancor più stolto riempie le sue sporte di cibo che ha tutto lo stesso sapore? Forse sarebbe giusto richiedere approvazione al proprio cuore, a tutto il corpo se è il caso di autorizzare l’ulteriore introduzione di fragranze gustose totalmente generate nella cattività della catena di montaggio.

“Necessaria Approvazione”, ribadisce senza spazientirsi.

Neanche lei perde la pazienza, ne approfitta per guardare gli altri presenti in quei 10 mq. Nel peso dei vestiti il sapore acre del doversi addizionare di qualcosa per mandare giù i propri giorni, nei gesti di impazienza l’acidità mista di agrumi fermentati e banane livide di stanchezze trascinate.

“Grazie e Arrivederci.”

“Arrivederci! E rispondi, ché è scortese” avrebbe detto Nonna, che congedava rispondendo anche con un gesto della mano al saluto serale di Nicoletta Orsomando.

Arrivederci e buona giornata lo disse alla addetta alle casse che l’aveva sbloccata dal suo stallo, sorridendo con la bocca e con gli occhi anche dopo aver varcato il cancello da aprire con apposito codice a barre.

La vita, ora dolce ora amara, nel suo essere sapida e sciocca, pretendeva ancora una volta di nutrirsi di particelle vere e cristalline, capaci di mutare nel tempo e nello spazio, libere dal dover essere sempre perfette ed appropriate alla confezione. Quella vita amara al 70% sapeva, per saggezza tramandata, che ogni cosa virtuosa viva capace di possedere e generare sapore, ha nel cambiamento la sua unica costante.

Irene Spadaro per malacopia