malacopia_mesetematico_stefanocortini_maceriequad2Ho parcheggiato l’auto perché mi sono accorto del mare dal finestrino sulla destra, dalla corsia opposta a quella che stavo percorrendo risalendo l’Abruzzo. Ho svoltato appena possibile, fatto un bagno rapido, cercato riparo all’ombra per mangiare un trancio. Ripartito in pochi minuti.

Ho lavato via i pensieri insieme al sale sotto la doccia, in autogrill. Sì, ho fatto la doccia in autogrill, al Sillaro, perché non avevo voglia di tornare a casa, dopo tutto quello che avevo visto.

Lavoro come freelance e il giorno del terremoto tra Umbria e Lazio era per me, in gergo, un day off. Il giorno prima ero su un set e il giorno dopo sarei stato in sala montaggio. Ma quel giorno ero libero.

Sono salito in auto e ho fatto il pieno.

Quando sono arrivato, attraverso parecchi ingorghi, alla strada Picente, mi sono dovuto fermare a circa 1km e mezzo da Amatrice.

Niente da fare per l’auto. Ho accostato sulla parte leggermente sterrata della strada, mi sono guardato attorno con aria desolata, perché di spazio per accostare non ce n’era quasi per niente, la strada Picente è stretta e si sviluppa in lunghezza soprattutto. Ho premuto il telecomando per chiudere l’auto.

Proseguendo a piedi, tentando di non scivolare sulla ghiaia disordinata che quasi sembrava avere una vita propria – come se stesse bollendo a fuoco bassissimo in padella, pronta a saltare in aria se la grande signora umbra dietro ai fornelli avesse deciso di dare un’ultima scottata al sugo finto con le ciriole – sono quasi arrivato in quello che era rimasto della città.

Quasi. Perché la polizia mi ha fermato. Mi ha detto che se non potevo dimostrare di avere parenti, non sarei potuto entrare facilmente. C’erano appena stati almeno tre episodi di sciacallaggio. Mi hanno chiesto ‘Che cosa deve fare lei qui?’ Ho risposto ‘Vorrei solo guardare qualcuno fisso negli occhi e dargli una mano’. ‘Qualche sconosciuto?’ ha tuonato l’uomo della legge con la divisa blu impolverata di grigio chiaro. ‘Qualche sconosciuto, certo, e allora?’

Ho un giorno libero, succede una tragedia in una terra dove ogni volta che c’ero stato era come se ci fossi nato, da quanto le persone erano cordiali. Anzi no, amichevoli. Meglio ancora, amiche. E ora non posso portare qualcosa, tipo un po’ di amicizia anch’io?

Inutile incazzarsi per non essere riuscito a passare il blocco, ad aiutare qualche altra mano a spostare pietre o cumuli di cemento polverizzato.

Hanno ragione anche loro. I poliziotti. Io che c’entro? Non so nemmeno quanti anni ha il mio vicino di casa a Bologna, per esempio.

Pensavo questo sotto la doccia in autogrill nella valle del Sillaro.

Ed era per questo che non volevo più tornare a casa.

Davide Ricchiuti per malacopia