Son finite le feste ed è tempo di languire. Forse.

(…continua…)

villa-deste-dipintoSi sa che i bolognesi hanno sempre amato la buona tavola. Si pensi che nel 1294 un ordinamento “suntuario” decretava che nei banchetti nuziali le portate non potessero essere più di tre (frutta esclusa). Ovviamente la regola era largamente disattesa e perciò i legislatori, che erano bolognesi pure loro, decisero di allargare il menu con tre portate d’arrosto e tre di lesso. Di queste, una sola poteva essere di selvaggina (nella selvaggina erano compresi anche i pavoni che serviti con le loro penne coloratissime e foglie d’oro erano il “must” dei banchetti nuziali di allora).

Nel 500 erano vietate anche le pietanze a base di pesce, le ostriche, i pasticci, le confetture e la frutta candita, ad eccezione di una marmellata di mele cotogne e zucchero chiamata “gelo”. Naturalmente i divieti valevano per tutti coloro che non potevano permettersi certe prelibatezze, mentre i ricchi bolognesi se ne infischiavano allegramente. Quando nel gennaio del 1475 il conte Giulio Pepoli sposò Bernardina Rangoni, al banchetto, che durò tre giorni, parteciparono oltre mille invitati e furono servite vivande preparate in maniera spettacolare: fagiani minacciati dagli sparvieri, lepri e conigli inseguiti dai cani, divinità dell’Olimpo che scendevano dal cielo!

Lippi,_banchetto_di_erodeIl banchetto più sontuoso che si ricordi fu quello dato dal senatore Ratta in onore degli Anziani e di altri Magistrati bolognesi, quando lasciò la carica di gonfaloniere. Si accedeva alla sala del banchetto attraverso una loggia coperta da una spalliera verde da cui pendevano agrumi e grappoli d’uva. In mezzo alla sala sorgeva una specie di montagnola alta 18 piedi sulla cui cima era posta una statua dorata raffigurante Felsina che si appoggiava ad una palma d’argento e più in basso, agli angoli, quattro ippogrifi dorati che portavano frutta, fiori e spighe di pasta di zucchero. Alla base del monticello si aprivano quattro grotte dove giacevano statue raffiguranti i fiumi; a loro volta, le statue reggevano urne d’argento dalle quali invece dell’acqua usciva della confettura. Ai piedi delle grotte erano sistemati cinquanta bacili colmi di marmellate e canditi e altri ventiquattro bacili ricolmi di agrumi. Ed inoltre trionfi di frutta dolci, vini e, ad abbellire il tutto, argenterie e cristalli.

ceravolo1Va detto che allora non veniva servita una pietanza per volta, ma in un’unica portata erano serviti dieci o dodici cibi diversi che i camerieri disponevano sulla tavola in maniera coreografica. Spesso nel pomeriggio dame e cavalieri si radunavano per una merenda che poteva comprendere anche quindici portate, al termine della quale si giocava a carte fino alle sei del pomeriggio sorseggiando e smangiucchiando qualcosa… per evitare languori, ecco!

Ovviamente la”dieta” dei poveri, che erano molto più numerosi, comprendeva soprattutto fagioli, formaggio, sardoni e pane. Un’alimentazione sicuramente più salutare che sommata al duro lavoro contribuiva a tenerli più in forma dei ricchi. Ma molti, ritengo, avrebbero preferito un po’ di salute in meno!

Rossana Conte

…for malacopia