Malacopia_Sanremo2015_AlBanoRominaF di Festival, il 65esimo, ma anche di Felicità e Fatica, per la macchina organizzativa che ogni anno riaccende i motori a Sanremo sfidando il freddo e i dati d’ascolto: felicità come quella stampata sulla faccia infastidita di Romina nel cantarla insieme ad Albano, e fatica, come quella dipinta sui volti dei telespettatori nella lunga maratona delle cinque serate.

Non da meno deve esser stato lo sforzo e la resistenza della signora Anania (dalla cui esperienza nasce il format 16 anni (e) incinta), ad attraversare in pulmino l’Italia da Sud a Nord con i suoi sedici pargoli per dare inizio alla kermesse canora con l’immagine della tipica famiglia italiana del ventunesimo secolo, la quale ci insegna che il coito all’interno, al Sud, è definito “spirito santo”. Sarebbe stato il trionfo della vera famiglia tradizionale, invece, se Loredana Lecciso fosse scesa dalle scale dopo Felicità ballando la pizzica imparata a Domenica Live e cantando in playback il suo singolo Si vive una volta sola.

Malacopia_Sanremo2015__Arisa-sanremo-2015Non un titolo, ma un motto da affiggere alla porte dei camerini di Emma e Arisa per ricordar loro che non è bastata una sola vita per imparare a leggere, né un mese di prove per pronunciare una frase dal gobbo. Corre ai ripari Carletto il timoniere, che dopo aver fatto i “conti” dei fondi Rai destinati all’evento, ha riservato le rimanenze delle casse alla spagnola Rocío Morales Muñoz, così tanto disinvolta ed elegante da far cadere nell’alcolismo Anastasia Pippa e far tirare pugni ai muri a Genoveffa Marrone.

Se è indiscutibile che una straniera parla l’italiano meglio delle due vallette autoctone, è similmente comprovato che il destino non si sceglie ma si vede e, in questa occasione si sente anche: a Grazia Di Michele va lo slogan del tour della Vanoni rimaneggiato dall’immensa Virginia Raffaele in “Un filo di voce, un filo di culo”, perché sebbene l’emozione non ha voce, i telespettatori hanno orecchie.

Così, gli allievi, gli Amici della tv commerciale, superano la maestra per intercessione di Maria da Mediaset mettendo radici profonde all’Ariston attraverso migliaia di voti, tanti quanti gli ormoni delle teenagers impazzite per la gang bang Dear Jack. Accanto alla loro brama di raggiungere le vette delle classifiche, Annalisa disegna la sua Finestra tra le stelle conferendo bagliore a sé stessa in punta di piedi, e lasciando il pubblico senza fiato e unanime nel giudizio che conferma la sua bravura condivisa nell’Olimpo delle belle voci insieme a Bianca Atzei e ai vincitori che spiccarono “il volo” dalle note della Clerici, tra una frittata e un’ospitata di Dionne Warwick a Ti Lascio una canzone (epoca in cui artisti come Lara Fabian partecipavano alle prime serate come super ospiti e non come concorrenti).

Malacopia_Sanremo2015_EmmaQuesto Festival ci ha insegnato che la fama prescinde dalla gara e che ogni artista viene introdotto con un jingle d’ingresso personale, come ad esempio per Emma il clacson del suo tir parcheggiato dietro l’Ariston. Inoltre, ci ha fornito dati indiscutibili che daranno pane a La vita in diretta per i prossimi due mesi: lo stylist di Siani è un senzatetto di Tiburtina; il pezzo di Nek (secondo classificato) era una clip del ‘98 come i videomontaggi attuali di Manuela e Claudio Villa; Tiziano Ferro, invecchiando, assume i tratti facciali di Massimo Ranieri; Emma è la prova che soltanto nei film si può trasformare un camionista in un’elegante signora (vedi Miss FBI); Arisa, con una cassa dei vigneti di Albano scolata dalla prima serata, ha fatto più ridere dei comici pagati e quotati, fatta eccezione per Virginia Raffaele, che ha fatto impazzire i social networks.

È bastato questo mix letale, unito alla puzza di naftalina delle pellicce tirate fuori per l’occasione, per stecchire le attempate signore in platea agghindate da slot machines, dopo la mezzanotte, ora in cui, nella seconda serata, gli ascolti hanno raggiunto il picco massimo. Malacopia_Sanremo2015_ConchitaWursttIl merito va alla ciliegina sulla torta, spesso inaspettata e stupefacente, e Conchita Wurst lo è stata, per gli addormentati in sala svegliati dagli acuti di Heroes, per i signori a casa confusi dalla crescita pilifera (che non hanno mai riscontrato nei volti delle trans che frequentano mensilmente), per le famiglie medievali cattoliche che devono spiegare ai figli cosa ella sia (ignorando la cronologia dei loro pargoli su youporn, categoria shemale) e, infine, per i gruppi gay d’ascolto in attesa della Cenerentola barbuta il cui incanto inizia a mezzanotte, quando è l’ora di far festa, facendo crollare il contrappeso estremista-cattolico della famiglia Anania attraverso eleganza d’arte, modernità, talento e personalità.

Congedata l’arte, si innalza la gogna, con il successivo suicidio di massa dei concorrenti in gara come conseguenza della terza serata karaoke kamikaze, sulla scia di Fiorello negli anni ‘90, con la distruzione di pezzi del repertorio storico italiano da far rivoltare nelle tombe tutti i defunti ricordati da Luca e Paolo. Arisa, l’ingenua Piaf lucana, traballante in un mix di coca e alcol definito “anestetico”, sarà l’unica superstite a non ricordare la catastrofe canora, né il costume-bomboniera della comunione di Emma nel giovedì grasso in cui tutti avremmo preferito ricoprire lo schermo con spray di stelle filanti.

E se fossero avanzati anche dei coriandoli (rigorosamente rainbow), avremmo voluto gettarli negli occhi dei comici di turno, ricordandogli che, sebbene qualsiasi matrimonio sia una gabbia di documenti che prescinde dall’amore, l’unione civile rappresenterebbe un pass fra due ali di famiglie ostili nei corridoi di un ospedale qualora il destino decidesse di far salutare due vite.

Malacopia_Sanremo2015_RaffaeleL’unica gabbia che vorremmo avere in casa è quella del videoclip in cui Anna Tatangelo si dondola e canta, ingiustamente “Libera” dalla gara canora, che ha salvato voci maschili calanti e soporifere, rilegandola in fondo alla classifica e accompagnata dalla banda musicale de I Soliti Idioti mentre ritorna in processione a Sora osannata dal fan club. E se, oltre a questa immagine, tra qualche mese ricorderemo almeno tre canzoni, questo Festival non sarà stato soltanto il trionfo delle gaffes e degli abiti carnevaleschi delle vallette, ma soprattutto fiumi di parole che hanno meritato di essere ascoltati.

Di tutta la manifestazione, un dubbio comune rimarrà senza risposta: il signor Anania si starà ancora interrogando se i suoi sogni erotici su Conchita siano stati un premio dello spirito santo per l’operato svolto nella prosecuzione della specie, oppure il frutto della tentazione infernale?

Malacopia_Sanremo2015_MalikaNell’attesa di ricevere una risposta divina, la terza classificata Malika ritorna adolescente con l’apparecchio ai denti e i capelli tagliati da sola convulsamente, in preda al delirio dopo i lamenti blues di Nina Zilli, mentre Carletto chiude i battenti toscanizzando la finalissima con Panariello e Nannini, e celebrando l’amore che vince sempre, anche fra le guerre. Nel giorno di San Valentino, “Ama e cambia il mondo” di Romeo e Giulietta esalta l’amore oltre qualsiasi contrasto esterno, come quello dei coniugi siciliani Manenti, nato nel dopoguerra italiano e longevo tanto quanto il Festival stesso.

Un “Grande Amore”, dunque, premiato a furor di popolo, che mette d’accordo l’Italia smarrita e trascina speranza e sogno, conferendo al giovanissimo trio Il Volo l’ambito leone d’oro. Applaude anche l’orchestra, segno che non volano spartiti in aria come qualche anno fa con un altro trio, improbabile ma vero, formato dai patriottici Pupo, Filiberto e Canonici che si aggiudicarono il secondo posto. Malacopia_Sanremo2015_PanarielloQuest’anno, alle concorrenti rimaste fuori dal podio non resta che un pugno di fiori in mano, quelli omaggiati sul palco durante le serate e frantumati dopo gli acuti del trio vincente o lanciati dietro le quinte per saltare addosso all’uomo nero, Will Smith, quello che non fa paura ma fa sciogliere con un sorriso anche le coriste esauste.

E se Malika si accontenta di “silenzi per cena”, i concorrenti non vincitori si consolano nei migliori ristoranti di Sanremo mangiandoci su, ricordando che Grazie dei fior sarebbe stato lo slogan più riuscito di questo Festival, perché, in fondo, non “tutti cantano Sanremo”.

Romeo Cartaginese per malacopia