Pare proprio che il ritardo (mio) quest’anno sia cronico. Dopo avere quasi dormito sulla puntata dedicata alle cover, da me snobbata proprio perché soporifera e a mio parere inutile nell’economia della gara, vinta peraltro da Nek quando il brano meglio arrangiato e meglio interpretato era senza dubbio “Ti Sento” dei Matia Bazar presentato da Annalisa, mi sono mezza svegliata venerdì sera e soltanto intorno alle 23, complice l’orario di lavoro prolungato. Cercando, però, di seguire comunque i tweet, e capendo fondamentalmente soltanto due cose:

1) Amara = Rachida

2) Anche Amara e Kutso sono clienti di Grignani:

 

Sta di fatto che la categoria Nuove Proposte l’ha vinta un ragazzo umile, emozionato, in gamba e pure carino, che non guasta mai: Giovanni Caccamo, tra gli autori, peraltro, della canzone di Malika che è la mia eletta in questo festival della cazzona italiana. Ops, è un refuso?

La finalona è stata davvero dura da seguire; ma come la tradizione ormai ci insegna, nuove sono state le sensazioni che hanno suscitato i brani in gara. Più chiare le idee, più forti le emozioni, più sicuri i vincitori, almeno così è sembrato.

Con le @socialgnock ci siamo lanciate subito nei pronostici: c’è chi dice Il Volo, ma storce il naso perché non è tra i preferiti, c’è chi dice Malika Ayane, chi invece timidamente spera in Annalisa, chi in Marco Masini che quest’anno ha dimostrato che l’età rende sempre meno incavolati con il mondo e sempre più concentrati sulla propria felicità (bravo Marco, era ora). Io guardo dentro la mia sfera di Swarovsky (vi pare che io possa averne una di banale cristallo), un regalo della nostra Regina, e sentenzio:

Ci prendo come solo una che spara a caso può farlo. Torniamo alla kermesse, e la prima cosa che salta agli occhi è il vestito di Arisa. Lo vedesse Kubrik, la prenderebbe come protagonista del remake di Shining. Oppure del nuovo spot Nuvenia:

Non va molto meglio per la povera Emma:

 

Per fortuna c’è Nina Zilli, che quest’anno ha non soltanto confermato il suo grande talento, ma anche il suo fascino e un notevole gusto nella scelta dei vestiti. 

D’altra parte solo lei può vestire Vivienne Westwood senza sembrare un albero di Natale. E a proposito, arriva Panariello, tanto per portare un po’ di Toscana in scena ché fin’ora non ce n’è stata abbastanza (ce lo vedo Carlo Conti mentre sceglie i comici: “allora qui ci metto l’amico mio… qui l’altro amico mio,… qui ci sta bene un altro amico mio…”)

Come dire:

I comici non fanno ridere, i cantanti, la maggior parte, non emozionano, Conti sembra un automa davanti agli ospiti più loquaci, e un pirla davanti a quelli davvero importanti. Insomma:

In effetti non avrei mai pensato di rimpiangere il festival di Fazio! L’attenzione ormai è sulla gara: non vediamo l’ora di sapere come finirà, perché questo Festival è davvero difficile da decodificare, in termini di gusti musicali. La sala stampa è tutta per Nek, gli ultrasessantenni per Il Volo, su Malika ci sono le solite fazioni “Canta con la gola chiusa” e “la divina”. Io sto con quelli che la amano, perché la sua canzone è davvero bella e il testo pregevole. “Silenzi per cena”, la frase clou che avevo scelto nell’articolo introduttivo alla rubrica, si dimostra davvero quel che sembrava, un tormentone vincente. 

Con Gianna Nannini ci scateniamo, e non proprio per motivi musicali:

 

Conti le chiede di cantare Sei nell’Anima, e qui succede il finimondo: stecche su stecche

 

un atteggiamento un po’ barcollante

e per DUE VOLTE DUE l’attacco sbagliato sul ritornello di una sua canzone. Gianna, sei a Sanremo, mica alla Sagra della Salsiccia di Crocefieschi!

 

 

Però quando usa Conti come un valletto, standing ovation: chiede dell’acqua, le portano una bottiglietta da mezzo litro, e lei

Ci distrae dal teatrino solo la Vlady Luxuria, autrice del secondo scoop della serata:

E i big? Arrivano arrivano.

 

 

 

Insomma, la serata scorre, il sangue pure. C’è anche uno splendido Will Smith ospite, che intona Volare, facendoci dimenticare il #disagio. Ehi, un momento…

GOMBLOTTO o messaggio subliminale? Coincidenza? Io non credo: chiamate Adam Kadmon!

Alla fine ci arriviamo, ma strisciando, sbavando e tenendoci le palpebre su con gli stecchini fino alla CLASSIFICA FINALE. Tutto bene fino al nono posto: viene annunciato NEK. È la rivolta! Non è possibile! Nek è nono? E chi ha vinto allora, di nuovo Emanuele Filiberto?

No panic: infatti dopo pochissimo arriva un omino a interrompere Conti, perché c’è un errore.

In realtà Nek è tra i primi tre, insieme a Malika e a Il Volo. Capperi, è la prima volta che ci azzecco in tanti anni di onorata carriera di commentatrice cazzara di Festival.

Com’è andata lo sapete: ha vinto Il Volo. Con sommo rammarico della sala stampa, che ha fischiato fino alla fine, di Nek, che è arrivato secondo e stavolta un po’ il cuore sopra ce l’aveva messo, e di Twitter, che avrebbe voluto chiunque al primo posto, pure Antonio Banderas coi cornetti, tutti tranne i tenorini.

CONCLUSIONI SULLA CONCLUSIONE
Siamo sempre i soliti: ce la prendiamo con tutti, litighiamo sui pronostici, giuriamo a noi stessi che basta, Sanremo non lo guardiamo più; la verità, cari miei, è che siamo più dipendenti di Vasco nel 1980, diciamo “smetto quando voglio”, ma non resistiamo. Anno dopo anno, in un crescendo. Prima comodamente dai divani di casa nostra, mentre finivamo di cenare, col cornetto Algida in mano. Poi, con l’avvento dei social, un po’ dove capita. Sempre lì a commentare. Sanremo siamo anche noi, ormai, abbiamo dichiarato guerra alla vecchia concezione di spettatore muto e passivo. E ammettiamolo: è questo il bello.

Grazie a tutti voi, in special modo alle @socialgnock, con le quali è stato un piacere twittare, e ai commentatori del gruppo malaSanremo su Facebook! Ci vediamo il prossimo anno, sempre sui vostri schermi! 🙂

Erika Muscarella per malacopia