Un nuovo fiore nel giardino di Sophia.

Il Giardino di Sophia” rappresenta il primo parco filosofico h24 con accesso WI-FI dove attraverso citazioni incise su strutture in terracotta allestite lungo i giardini pubblici e grazie ad un’APP, scaricabile gratuitamente sul posto, si potrà ritrovare il piacere di conoscere se stessi, leggere brani di filosofi, ascoltare canzoni, riflettere e interagire rispondendo a domande a tema sui valori della vita quali la bellezza, la noia, la tolleranza, il tempo, l’amicizia, l’amore, il coraggio, la morte, ecc… (da “Il tacco di Bacco“).

Ma la notizia copNell’ultimo trentennio la parola filosofo ha lentamente perso la sua connotazione scientifica, ad indicare lo specialista di una disciplina, ed è prepotentemente entrata nel linguaggio comune come sostantivo qualificativo di una tipologia umana. In genere nella parlata quotidiana con filosofo si indica chi tira alla lunga un ragionamento, chi vaga tra i concetti quando la soluzione è semplice, un uomo che usa l’ostentazione della cultura per mettersi in rilievo tra la gente suscitando nell’uditorio un effetto narcotizzante: quando parla, tutti pensano alla Rettore-filosofia DAMMI UNA LAMETTA CHE MI TAGLIO LE VENE e in genere non ottiene mai un secondo invito o appuntamento galante.

Eppure in questo momento storico di crisi e in cui l’umanità sente aprirsi profonde voragini di incertezza sotto i piedi, l’eredità metodologica delle filosofie del passato rappresenta una delle strade più battute per la ricerca di un senso delle cose e soprattutto per trovare una sorta di ricetta per il raggiungimento del benessere individuale.

E qui sperimentiamo la ciclicità delle storia e il suo essere magistra in ogni tempo: dal IV sec. a.C. in poi il tramonto della polis e la crisi dell’individuo, privato della peculiarità vitale di polites, stimolarono la ricerca di una ragione d’essere e le filosofie epicurea e stoica provarono a fornire agli uomini degli strumenti per poter trovare il loro posto nel mondo e, con le giuste convergenze del caso, la felicità.

La filosofia ha continuato in ogni tempo a valorizzare l’uomo, a ricordargli di essere in possesso degli strumenti per potere vivere meglio, incoraggiandolo a praticare un metodo critico, ciò che spinge ogni individuo ad accettare la sfida di servirsi del proprio intelletto, senza farsi passivamente guidare da altri.

Questa lezione, quella kantiana per intenderci, ha messo al centro dell’indagine l’uomo e lo ha promosso ottimisticamente a essere capace di venire a capo di ogni intricata problematica esistenziale; gli studi hegheliani hanno, poi, consolidato le basi del pensiero contemporaneo e hanno insegnato a sviluppare metodicamente una problematica, a dominarla dall’interno e a provare a proporre soluzioni valide. In questo senso l’esperienza filosofica di ogni tempo assume un valore, per tutti noi, inestimabile.

I secoli sono trascorsi e tutto è cambiato, meno l’uomo che è rimasto fondamentalmente uguale a se stesso. Egli per pensare e decidere, ha bisogno, oggi come allora, di pace, tranquillità, silenzio, sintesi con il cosmo.

Se Talete, Anassimene, Anassimandro inaugurarono il pensiero scientifico, vivendo a stretto contatto con la natura, Aristotele insegnò ai suoi allievi che all’aperto e in pieno relax la mente ragionava meglio e lo scambio di idee e opinioni, per trovarne di migliori, poteva essere favorito da una rilassante passeggiata in un bel giardino; e, ripensandoci, chi di noi, nel momento di decidere, non sente il bisogno di ritirarsi, di stare da solo, di sentirsi accolto dalla cornice avvolgente di un paesaggio di piante e fiori?

Ritrovare queste esperienze significa andare alla radice di noi stessi, riscoprire le nostre capacità d’indagine, riassaporare il gusto di una vita activa. In ogni luogo può nascere un Giardino di Sophia, quei luoghi dove ancora la pratica dello scambio umano favorisce e rende più leggero il tentativo di capire e capirci, di provare a fornire soluzioni per il benessere dell’uomo. In tal senso, una nuova Accademia di Atene può sorgere ovunque grazie all’iniziativa di uomini appassionati e fiduciosi che provano a rimettere al centro del cosmo l’uomo e la sua complessa interiorità.

Corigliano d’Otranto non è Atene, né Roma. Non ha la tradizione di Heidelberg o di Jena. Eppure la sua proposta educativa del Giardino di Sophia appare per più versi significativa. Riunirsi, condividere, parlare, cercando un contatto diretto con la natura; mettere a confronto esperienze diverse con l’obiettivo di essere semplice officina di idee, promuovendo lo stare insieme e il confronto come uno dei fondamenti della ricerca filosofica; trovare canali alternativi per avvicinare la collettività al sapere, anche con un gadget di artigianato filosofica, espressione quasi romantica e folkloristica del demiurgo di tradizione platonica.

E allora partiamo per questa nuova avventura, cogliamo un fiore dal Giardino di Sophia e portiamolo sempre con noi. Non dimentichiamo, tuttavia, di innaffiarlo ogni giorno, perché un domani dia i suoi frutti e ci conceda, infine, come premio a questo quotidiano esercizio di cura l’accesso all’obiettivo più ambito per l’uomo: la conoscenza di sé.

Franz Iaria per malacopia