Mostra internazionale d’arte cinematografica La Biennale di Venezia 2013 (28.08 /07.09.2013)

Mostra-del-Cinema-di-Venezia-2013-tutti-i-film-in-concorsoHo citato più e più volte nelle due “puntate precedenti” il tema “estremo e scomodo”. Mi riferisco ai temi toccati in molti film: abusi domestici, suicidio infantile, incesto, pedofilia, necrofilia, massacri di minoranze e la lista potrebbe continuare.

Cioè, l’estremo-e-scomodo è il ricatto morale del regista per avere il giudizio favorevole assicurato. Nel caso infatti di un parere altrimenti negativo sull’opera, il regista, o il critico che lo osanna, potranno sempre imputarlo allo spettatore, perché non capisce, perché benpensa, perché è sconvolto.

A Venezia capita spesso di incontrare tali tipi di autori/critici, che io definisco “i salariati della trasgressione”. Per quanto riguarda i registi, mi viene il dubbio che sia più facile fare film “trama” in cui tra l’idea e la sua realizzazione non c’è differenza, cioè non esiste uno sviluppo narrativo, la sceneggiatura è inesistente o quasi, l’ambientazione si fa eterea, è il sobborgo cambogiano ma potrebbe essere ovunque (Ruin).

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Per quanto riguarda i critici, è sempre un piacere ritrovare certi tipi umani che si incontrano solo alla Biennale Cinema. La domanda è: “Ma poi esistono nella vita reale o si reincarnano solo ai festival?” Ogni cosa che passa sullo schermo, anche “una cagata pazzesca” alla Fantozzi, avrà sempre il cinefilo entusiasta che lo definirà “vero cinema” che il pubblico naturalmente “non può capire”. Nel festival vedi cose che sono sempre postmoderne e anche molto post-it, mentre film che parlano di problemi reali (ad es. l’integrazione razziale) sono film di serie B; è giusto che ci siano, però, perché fanno intellettuale di sinistra.

Sembra che la cosa più difficile da raccontare sia la “normalità”, cioè tutto quello che non sia la somma dei temi citati prima, l’estremo e lo scomodo, che è allo stesso tempo tantissimo ma a quanto pare molto poco e molto sfuggente viste molte narrazioni cinematografiche della settimana.

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E comunque. Ci sono state altre cose molto interessanti, la sceneggiatura autoriale e all british di Philomena, il finale terapeutico di Gilliam (The zero theorem), la sempiterna “poesia” di Miyazaki (The wind rises), il gigantesco Die Andere Heimat-Home from Home e storie minori ma egualmente emozionanti, come la vita rurale nel film kazako Bauyr.

Parte del piacere di andare al festival è comunque anche ritrovarsi all’interno di questa strana tribù di appassionati, con i loro tic e le loro maschere, per cui trovi plausibilissimo rivolgerti al vicino sconosciuto in fila: “Allora come è stata l’autoevirazione di Kim Ki Duk?”mentre la stessa situazione in autobus a Bologna ti genererebbe qualche imbarazzo e forse una denuncia di stalking.

Nicole Pilotto

… for malacopia

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