Qualche giorno fa Alessandro Brusa ci ha fatto scoprire due poetesse bolognesi decisamente complementari tra loro: Martina Campi e Francesca Del Moro. Oggi ci regalano questa prima parte d’intervista, presieduta e diretta dallo stesso Alessandro Brusa. Seguirà presto la terza ed ultima parte di questa breve ma intensa trilogia.

Grazie infinite da parte di malacopia ad Alessandro, Martina e Francesca. Ed evviva la poesia, sempre.

malacopia

Alessandro: Qual è il primo ricordo che avete l’una dell’altra?

Francesca: Ho visto Martina per la prima volta nell’autunno del 2011, in occasione della serata di premiazione per il concorso letterario “Ulteriora Mirari” al Bravo Caffè, dove ero andata perché una delle premiate era la mia amica Valentina Gaglione. Martina recitava i suoi versi come in trance, accompagnata da Mario alla tastiera. Ho trovato la performance ipnotica e la sua persona mi ha subito incuriosita. Poi le ho fatto una domanda riguardo alla possibilità di organizzare una serata a mia volta al Bravo.

Martina: La stessa serata. Ero seduta ad un tavolino in seconda fila, molto emozionata, e vedevo questo profilo nel buio, seduto proprio di fronte al palco, partecipare all’evento con un ascolto senza distrazioni. Era Francesca Del Moro, con il braccio appoggiato al tavolino. L’ho saputo dopo quando, concluse presentazioni, letture ed esibizioni, è venuta da me a chiedermi con chi potesse parlare per organizzare anche lei un evento lì. Ricordo che mi colpì la semplicità e il fare diretto, senza fronzoli, che mi sembrò frutto diretto di un’urgenza appassionata.

Alessandro: Più di una volta vi ho visto esibirvi leggendo l’una i lavori dell’altra: come vi trovate in questo “baratto”?

Francesca: Spesso ho bisogno di una seconda lettura per comprendere poeti che scrivonoin modo molto diverso da me. In questo caso avevo già letto il libro di Martina e mi aveva affascinata, ma ero rimasta anche un po’ perplessa. È stato interpretando insieme a lei “Piano Marino” per la prima volta che credo di aver colto lo spessore della sua poesia. Per me è un vero piacere misurarmi con le sue parole, assecondare le delicate melodie che creano, me le sento sulla lingua come confetti deliziosi, le assaporo una per una.

Martina: E’ nato tutto da Francesca! Io non avevo pensato che anche le mie cose si adattassero alla forma del duetto finché, ad un certo punto, decisi di buttarmi e provare). E la ringrazio, perché è uno scambio che mi nutre e mi fa crescere, spingendomi oltre i miei  territori più naturali e conosciuti. Addentrarsi in questo modo nell’opera di un altro è  affascinante, è anche una responsabilità a cui non sempre mi sono sentita adeguata. Trovo sia un lavoro di ascolto e rispetto, che amplia l’esperienza personale.

Alessandro: In queste vostre esibizioni siete spesso accompagnate dal marito di Martina che è oramai colonna sonora ufficiale della scena poetica bolognese… ma che musica sono i vostri versi?

Francesca: Una musica piuttosto varia. C’è del punk rock sporco e abrasivo, del fumoso trip-hop ma anche dolci melodie di pianoforte e archi. CCCP, Massive Attack. Non c’è una musica dominante nei miei versi: si va dal punk rock sporco e abrasivo a un fumoso triphop ma ci sono anche dolci momenti di archi e pianoforte. I versi di Martina li percepisco come una sofisticata musica contemporanea impostata su rarefazioni di archi e sintetizzatori.

Martina: Talvolta ho l’impressione che i versi di Francesca siano scanditi da un ritmo che incalza e che va in avanti, se non lo segui, ti nascondi in sotterfugi di pensiero, o lo rifiuti, ti lascia lì e ti lascia con la consapevolezza che hai perso un’occasione. I miei li vivo come eterei, una musica di spazi, entro cui farsi trasportare o perdersi.

Alessandro: La prima volta che vi ho visto Martina lesse “Death by Water” da “La Terra Desolata” di T.S.Eliot mentre Francesca alcuni lavori di Brecht.. quali altri poeti ritenete fondamentali per la vostra crescita umana e stilistica?

Francesca: I primi che ho amato alla follia, studiandoli a scuola, sono stati…

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Alessandro Brusa, inviato speciale malacopia: molto speciale.