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Profumo, ”feticcio” caro agli artisti

Giugno è il mese preferito e nello stesso tempo più odiato dagli studenti. Per ogni ordine e grado di apprendimento giugno è il mese degli esami da sostenere. Ma se tutto va bene, segue un periodo di durata variabile (quasi tre lunghi mesi per le primarie e le secondarie, 15 giorni massimo per gli universitari- ahinoi!) di spensieratezza: mare o montagna, feste di paese, notti insonni aspettando l’alba, partite interminabili al pallone, caldo insopportabile, zanzare. Tutte cose (zanzare comprese!) che – ora che ci penso – non fanno altro che aumentare l’uso e abuso della parola profumo o puzza. Insomma a giugno inizia la stagione degli odori.

Di profumo, come hanno mostrato altri articoli del mese tematico Malacopia, se ne può parlare molti ambiti, compreso quello delle arti visive. A questo proposito, i profumi sono diventati uno dei feticci più cari alle ultime quattro/cinque generazioni di artisti.

Malacopia_Profumo_Duchamp-4Qual è il fil rouge e che lega l’arte visiva al profumo? Per rispondere al quesito, procediamo a ritroso, come i gamberi, e vediamo alcuni esempi!

Nel corso degli splendidi anni ’80, che rappresentano un decennio di ripresa di alcuni stilemi fashon, continua la sua ascesa il padre della pop art. Andy Warhol, su suggerimento della galleria Feldman Fine Arts, realizza una serie di stampe dedicate ai miti moderni. Tra questi, non può ovviamente mancare la bottiglietta di Chanel N°5. Nella versione di Warhol la bottiglietta decò è rappresentata in una nuova dimensione: appare evanescente e la resa dei colori è innaturale, quasi televisiva. La serie di stampe warholiane sublima l’oggetto ben oltre il suo significato di merce di consumo: spettrale immagine di se stesso, l’enorme Chanel incarna un mito sempre al di là delle nostre possibilità di consumarlo, perennemente desiderabile e eternamente inossidabile, una sorta – per parafrasare Oscar Wilde – di “icona senza enigma”.

Malacopia_Profumo_Duchamp-5Altro grande artista che è rimasto folgorato dai profumi è Salvador Dalì che, negli stessi anni in cui Warhol realizza le serigrafie sopracitate, disegna personalmente il suo profumo. La bottiglietta di presenta a forma di labbra e il tappo a forma di naso, quasi come se fosse il frammento di una statua antica. Va ricordato che l’artista surrealista non è estraneo al mondo del fashion. Famosa è la sua collaborazione con la stilista Elsa Schiaparelli, famosissima icona della moda italiana, nonchè acerrima nemica di Coco Chanel. Un esempio della collaborazione tra i due è il cappello-scarpa, guanti con lunghe unghie e ancora i bottoni a forma di labbra.

Le allusioni dell’arte al profumo e il grande fascino che questo oggetto, che poi è diventato un vero e proprio feticcio, risalgono agli stessi anni in cui Coco realizza il suo N°5.

Il riferimento più celebre e più emblematico è il readymade assistito Eau de Voilette, databile con certezza 1921 e firmato da Marcel Duchamp. Per realizzare questo piccolo, grande capolavoro l’artista si servì di una autentica bottiglia di profumo Rigaud di cui rifece l’etichetta e che inserì in una scatola ricoperta di velluto viola.

Malacopia_Profumo_Duchamp-7Sull’etichetta si scorge il volto dello stesso Duchamp, ritratto da Man Ray en travesti, cioè nelle sembianze del suo alter ego femmina, Rrose Sélavy (sull’etichetta compaiono le iniziali R S).

Come tutte le opere di Duchamp, anche Eau de Voilette è un rompicapo formato da giochi di parole. In un primo momento si può pensare ad un errore di battitura: ”Eau de Toilette” che non diventa ”Eau de Violette” con riferimento alla fragranza del profumo. Invece “Eua de Voilette” contiene un rimando per assonanza alla poesia di Artur Rimbaud ”Les Voyelles”, come ci spiega Bernard Marcadè nella sua monografia Ingegnere del tempo perduto dedicata a Duchamp.

Malacopia_Profumo_Duchamp-9Ancora più emblematico è il senso del gioco sottostante l’immagine di Duchamp: ”Belle Haleine” è un richiamo all’espressione francese ”de longe haleine” cioè di ”lungo respiro”, evocativo della grande passione dell’artista per le cose che lui definiva infrasottili come il profumo, delle dimensioni artistiche tanto trascurate quanto essenziali.

Per questi colpi di scena tipicamente duchampiani e per il fatto che di questo readymade ne esista una copia soltanto, Eau de Voilette è il profumo più costoso di sempre. Appartenuto alla collezione privata di Yves Saint-Laurent, è stato battuto in asta da Christie’s per la “sommetta” di 8,9 milioni di euro.

Valerio Vitale per malacopia

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