Il mercante di Veneziacon Silvio Orlando, regia di Valerio Binasco al Piccolo Teatro Strehler di Milano.

DSC7421È possibile che noi contemporanei, quando ci accostiamo al Mercante di Venezia, rimaniamo inevitabilmente condizionati dall’immane tragedia dell’olocausto?

Ma se ci si rimette nella prospettiva storica del testo le cose cambiano. All’epoca del Bardo difatti  non c’erano ebrei in Inghilterra, cacciati da Edoardo I nel 1290, e rientrati solo all’epoca di Olivier Cromwell. Quindi l’ebreo di Shakespeare e la sua Venezia sono immaginarie quanto la Verona di Romeo e Giulietta e il regno di Milano della Tempesta.

Da sempre in antagonismo col contemporaneo Christopher Marlowe, autore di quell’Ebreo di Malta datato 1589, William Shakespeare si cimentò anche lui qualche anno dopo nell’eterno conflitto fra cristiani ed ebrei.

Come insegna W. H. Auden nelle sue Lezioni su Shakespeare (Adelphi), Shylock è più un outsider che il prototipo di una razza diversa. E a tale interpretazione accede il suggestivo e ben riuscito spettacolo diretto da Valerio Binasco, con l’interpretazione di Silvio Orlando e la Popular Shakespeare Kompany, al termine della sua trilogia Shakespiriana.

In un tipico campiello veneziano, assolato, tranquillo, la scena fissa ricorda i tre luoghi scenici elisabettiani – stage, inner stage ed upper stage. Spicca il fondale di un accecante oro zecchino, per sottolineare il tema conduttore della commedia, in contrasto coi due muri prospettici che chiudono la scena di un rosso Rothko che ricordano, invece, il sangue che Shylock vorrebbe versato per vendetta e che Antonio è disposto a dare per amore di Bassanio.

Mercante-Venezia-PSK-Orlando_Contri-foto_brenzoniNel plot drammaturgico procedono parallelamente due storie: l’odio fra Antonio, in quanto cristiano, e l’ebreo Shylock e il corteggiamento della bella ereditiera Porzia da parte di Bassanio. Le storie si incrociano laddove Bassanio, per poter conquistare la ricca dote, chiede all’amico di finanziare la sua spedizione in quel di Belmonte. Antonio, le cui ricchezze viaggiano nei mari del mondo, investite in molteplici imprese mercantili, per amore di Bassanio per procurarsi la liquidità necessaria accetta di indebitarsi col nemico di sempre, Shylock. Il quale inaspettatamente non chiede in cambio interessi ma la garanzia penale costituita da una libbra della sua carne. Imprevedibilmente Antonio finirà sul lastrico. Shylock abbandonato dalla sua figlia, fuggita anch’essa per amore con un cristiano, alimenta la sete di vendetta dell’ebreo che pretende dal tribunale cristiano giustizia.

Il finale giunge troppo velocemente in un clima da commedia, con farseschi travestimenti, dando, per contrasto, maggiore risalto all’immoralità di Shylock.

Silvio Orlando ricerca e trova il suo Shylock nella parte più nera del suo subconscio, scavando nei sotterranei più profondi dell’animo umano, presentandoci questo personaggio come un uomo chiuso in un mondo di odio e di rancore, per il quale il denaro rappresenta l’unico motivo di esistere. La tragicità del personaggio risalta ancor di più, a contrasto, nella farsa finale del processo. Gli è da antogonista una comunità cristiana dalle sordide qualità, tra cui spicca l’Antonio di Nicola Pannelli, bancarottiere, scialacquatore, armatore alla Achille Lauro, con un tormento interiore indignato e dolente, ed un Bassanio, interpretato da Andrea Di Casa, energico, strafottente e tormentato al limite dello sfinimento.

Il-mercante-di-Venezia-2Quell’incidente, quello sfiorarsi casuale e pudico con un accenno di bacio, che ricorda alcune scene iniziali del film I segreti di Brokeback Mountain, viene sciolto nella goliardia dell’imbarazzo fra Solanio e Salerio, interpretati rispettivamente dai bravi Roberto Turchetta e Ivan Zerbinati. Per cui alla fine introietta e rimanda, con un’acuta trovata registica, al cameratismo, al machismo sotterraneo che lega profondamente Antonio e Bassanio.

Straordinario il lavoro sugli attori svolto da Valerio Binasco, da sempre attento a questo tipo di analisi, che riesce a valorizzare e mettere in risalto anche quei ruoli secondari definiti di supporto, il tutto a beneficio di uno spettacolo godibile, sensibile e feroce al tempo stesso. La regia mette insieme una compagnia di altissimo livello, tra cui spiccano gli impagabili Fabrizio Contri, che regala ai suoi personaggi un’esperienza ed una maturità rara e preziosa, e Sergio Romano, che interpreta un Lancillotto poetico e lunare. Da citare assolutamente tutto il gruppo impagabile della Popular Shakespeare Kompany: Milvia Marigliano, Fulvio Pepe, Simone Luglio, Elena Gigliotti e Barbara Ronchi.

Con questa sua grande interpretazione shakespeariana si apre per Silvio Orlando una nuova galleria di personaggi negativi, dolenti e drammatici.

Mario Di Calo in collaborazione con Bruno Saita

…for malacopia

Il mercante di Venezia di William Shakespeare

3784regia Valerio Binasco
con Silvio Orlando e la Popular Shakespeare Kompany (in ordine alfabetico) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati.

musiche originali: Arturo Annecchino, scene: Carlo de Marino, luci: Pasquale Mari.

produzione: Oblomov Films, Fondazione del Teatro Stabile di Torino e Estate Teatrale Veronese.

Al Piccolo Teatro Strelher dal 5 al 24 novembre, poi in tournée