Malinvista a Matteo B Bianchi, scrittore e autore televisivo e teatrale.

T10382307_10152210846519779_5732245573909184844_ou e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?

Da quasi vent’anni porto avanti il progetto di una rivista indipendente di narrativa chiamata ’tina. Alcuni anni fa mi aveva scritto un ragazzo che voleva dare vita a sua volta a un progetto simile. Per indole mi piace sempre incoraggiare i più giovani che mostrano attitudini creative ed entusiasmo, così ho cercato di dargli tutte le indicazioni e il supporto che potevo. Quando il ragazzo ha pubblicato il primo numero della sua rivista ho scoperto che aveva copiato integralmente la mia, non solo nella struttura, ma persino nella terminologia usata negli editoriali (che era ed è abbastanza personale). Ho voluto leggere tutto ciò come semplici ingenuità da principiante, così gli ho scritto spiegandogli che la rivista doveva trovare una propria identità e che le similitudini con la mia erano troppo evidenti. Lui si è offeso e ha smesso di rispondermi. Non solo: ha cominciato a scrivere a tutti gli autori che avevano pubblicato su ’tina per chiedere dei contributi alla sua rivista, fingendo che questa richiesta avesse il mio supporto. In pratica stava tentando una sorta di assurdo e microscopico colpo di stato letterario, rubando scrittori a una sede per ospitarli nella propria. Inutile dire che il tentativo in sé era privo di senso e che dopo un altro paio di numeri la rivista è scomparsa. Tutta la vicenda a me ha fatto sorridere, più che altro per il modo maldestro in cui è stata gestita, però ecco mi sembra un ottimo esempio personale di “malacopia”.

531252_10150684156349779_1056541109_nLavoro: di gruppo o solitario?

Come scrittore sempre e necessariamente da solo. Come autore televisivo sempre in gruppo. Questa scissione professionale è molto efficace perché mi permette di alternare momenti di solipsismo a momenti collaborativi, talvolta persino all’interno della stessa giornata.

Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?

Quando scrivo un libro ci penso continuamente. A volte prima di addormentarmi penso alle pagine che scriverò la mattina dopo, cerco di formularne l’inizio, le battute di dialogo (poi magari mi sveglio e ho dimenticato tutto, ma non importa). Altre volte sono immerso in attività totalmente differenti, che ne so, sto guardando un concerto, e di colpo mi viene in mente una soluzione per qualcosa che stavo scrivendo e che ho lasciato in sospeso. È una specie di stato mentale inconscio sempre attivo. Però scrivere è anche una fatica fisica, richiede una determinazione e una costanza che vanno imposti a se stessi. Io mi costringo ad andare in una biblioteca pubblica e lì, circondato da gente in silenzio che legge e studia, riesco a essere più produttivo e concentrato di quanto sarei a casa. E poi gli orari delle biblioteche mi costringono a rispettare delle tabelle di marcia, mi evitano di restare a letto fino a tardi, insomma, mi danno delle regole.

1048443_10151726907608582_644094358_oIl lavoro in tv è un’altra cosa. Quasi sempre ha orari massacranti, riunioni fiume che vanno avanti interi pomeriggi, prove che finiscono in tarda notte, un livello di tensione spesso alto. Però è un’attività collettiva, e questo aiuta a stemperare tutto. Io lo paragono agli incontri delle terapie di gruppo: ci si incontra e si cercando soluzioni creative e divertenti (come aprire la puntata, cosa far fare a un certo attore che viene ospite, cosa chiedere di originale in un’intervista, ecc). Si sparano idee a raffica, se ne butta via l’80% e alla fine ci si concentra su quelle migliori e si lavora per metterle in scena.

384122_10150347093314779_1379314028_nCos’è per te la creatività?

Il mio strumento di lavoro.

Creativo è anche utile?

Non mi sono mai posto il problema. Dovrei?

Un’idea per il futuro.

Tornare alla calligrafia. Sono convinto che in un mondo sempre più permeato dal digitale gradualmente riacquisteranno valore gli aspetti legati alla manualità. Personalmente non ricevo una lettera fisica da anni e se una mattina nella casetta della posta, insieme alle bollette e ai volantini, dovesse capitarmi una lettera scritta a mano da un amico credo che mi metterei a piangere.

…con amore

Matteo B Bianchi e malacopia