I 30 ANNI DEI ROBINSON: NOSTALGIA PER UN VECCHIO MODO DI VEDERE LE COSE.

Era il 20 settembre 1984 quando andò in onda la prima puntata dei Robinson, la sitcom creata da Bill Cosby alias Cliff nel telefilm. La serie racconta la storia della famiglia Huxtable (diventata poi in Italia Robinson, per la maggiore orecchiabilità della parola) e si sviluppa in otto stagioni e 201 episodi. Oggi dall’inizio di quell’avventura televisiva che ha stregato un’intera generazione anni ’80 sono passati 20 anni. Ma che fine hanno fatto i componenti di questa divertente e ironica famiglia?

BILL COSBY
Nel telefilm: Heathcliff Robinson, ginecologo di fama, marito affettuoso e padre sempre pronto al sarcasmo
Oggi: Intervista bambini di tutto il paese per il divertente web show “OBKB” (a cura di Nicola Perilli per repubblica.it)

Ma la notizia copNegli Usa degli anni ’80, quando Madonna e Micheal Jackson ricordavano che l’American dream era ancora alla portata di tutti, quando la dance spopolava imponendo l’etica della Febbre del Sabato sera e Reagan e il suo staff inseguivano la chimera dell’imperialismo targato stelle e strisce, in una semi-detached house di Brooklyn, Bill Cosby, un uomo di spettacolo afroamericano colto e creativo, ambientava uno show, una sorta di epopea familiare, fondata non sulla filosofia dei fratelli coltelli come gli antesignani Dallas e Dynasty, ma sulla centralità dei rapporti umani e sulla proposta di un modello educativo che poi ha trovato un importante seguito nelle generazioni di genitori che seguirono.

La famiglia Huxtable (Robinson in Italia) è diventata rapidamente una sorta di cult pedagogico, una palestra di esperimenti di didattica casalinga all’interno dell’atmosfera rilassante tipica della sit-com che vuole lasciar pensare ma con leggerezza e senza troppe seghe mentali.

I genitori Heathcliff e Claire riescono, in un America ancora segnata da pregiudizi verso i neri, ad affermarsi come liberi professionisti, medico e avvocato, ad avere una bella villetta e cinque figli. Il teatro dell’azione è la casa, il luogo della formazione, che vede il susseguirsi degli eventi felici e tristi della famiglia e dove alla fine di ogni episodio, precisamente sul divano del salotto, si consuma il lieto fine di quelle piccole vicende giornaliere che vedono il confronto tra genitori e figli.

La mamma Claire è la più autoritaria della famiglia e lo deve essere perchè il papà è rimasto un pò adolescente e più volte si candida al ruolo di sesto figlio: ama la tecnologia, compra utensili tech per poi conservarli in uno stipetto della cucina conosciuto come “il cimitero degli elettrodomestici”. Nonostante i cinquant’anni e la colesterolemia, crede di poter ancora rincorrere i fasti atletici giovanili con gare di corsa o partite di football, alla fine delle quali regolarmente finisce a letto con qualcosa di rotto. Quelli che, poi, racconta come anni ruggenti dell’università vengono ribaltati da moglie e genitori, che lo raccontano piuttosto come lo sfigato che si bruciò i capelli nel tentativo di stirarli e che uccise maldestramente il suo canarino sedendocisi sopra.

I variegati genitori Huxtable devono regolarmente fare i conti con i figli adolescenti e le loro numerose problematiche. Le soluzioni con cui i ragazzi cercano di affrontare il quotidiano sono piuttosto stravaganti: Vanessa studia la geografia sul divano con la testa all’ingiù per fare in modo che le nozioni dal libro scivolino nella testa, Theodor pensa soltanto alle ragazze e elabora tragedie di acchiappo che falliscono sempre, studia poco e teme, come tutti gli studenti liceali, la sua professoressa di matematica, soprannominata “la principessa del potere”; Rudy a dodici anni si sente impedita perché ancora non ha gli optional per attirare le attenzioni dei coetanei e allora ricorre al la crema della dott.ssa Wang che promette la rapida crescita del seno in due giorni, soddisfatti o rimborsati.

E ogni volta mamma e papà devono intervenire, nonostante i loro molteplici impegni, proponendo ai ragazzi delle soluzioni che li lasciano riflettere, che stimolano in loro l’autoanalisi e l’accettazione dell’autorità genitoriale come valida guida.

Il signor e la signora Huxtable hanno – 30 anni fa! – capito che l’educazione dei figli deve passare necessariamente attraverso l’utilizzo delle regole: esse vengono presentate non come delle imposizioni che sminuiscono la persona ma come canale di discernimento del giusto e dello sbagliato, come condizione essenziale per il raggiungimento della buona scelta.

Essi stessi quasi sempre pagano le inevitabili conseguenze di avere educato i figli come individui consapevoli: quando la loro figlia maggiore Sondra, orgoglio di mamma e papà, decide di abbandonare l’Università di Princeton, la loro prima reazione è la richiesta di risarcimento dei 70,500 S delle spese universitarie; tuttavia, accettano la decisione della figlia, perché sanno di avere educato i loro figli a decidere per se stessi e non per gli altri, compresi i pur amati genitori.

E alla fine finisce tutto a tarallucci e vino, con grandi cene in cucina o pranzi in giardino, dove Heathcliff propina la sua salsa segreta e il famoso polpettone dello zio Paperone, concedendosi uno sgarro alla dieta rigida imposta dalla moglie.

Sono oramai passati trent’anni dalla prima puntata dei Robinson e poco più di venti dall’ultima trasmessa nei primi anni ’90. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata molta, eccome.

Oggi genitori e figli si vedono a stento durante la giornata. La televisione in cucina rende la comunicazione a tavola inesistente. Gli adolescenti si siedono a mangiare con gli auricolari alle orecchie, con il cellulare giocando a Candy crush o messaggiando o maneggiando strumenti per trucco e parrucco. Mamma e papà sono bancomat in carne ed ossa e pungiball da mandare a fan… ogni volta che si vuole. Se si prova a parlarci per ragionare su un problema, i ragazzi dal dolce eloquio prendono letteralmente a pallate (e che palle).

La strategia antica del quid pro quo (ti do i trenta euro per la t-shirt se pulisci la tua camera) oramai potrebbe costare una denuncia ai servizi sociali o al telefono azzurro. La scheggiatura delle unghie e le doppie punte sono drammi esistenziali. Il taglio dei capelli fatto con lo scolapasta (rasatura ai lati e cresta sulla testa) una condizione vitale irrinunciabile.

Casa Robinson è diventata proprio un ‘esperienza un pò retro, un vecchio modo di vedere le cose. Viva il vintage, allora!

Franz Iaria per malacopiaMalacopia_robinson